domenica 26 maggio 2013

"La grande bellezza" di Sorrentino

Sono andato a vedere questo film avendo letto una stroncatura, tutto sommato ingenerosa. Il film a me è piaciuto; intendiamoci non m'ha entusiasmato ma è un film nel complesso riuscito. Di certo va intesa la sua cifra stilistica, che è dichiaratamente barocca: intesa come eccesso di cose, assemblate non sempre e credo volutamente à merveille, nel sottinteso didascalisco di molte scene, nel diluirsi temporale di azioni che di certo concetrate avrebbero avuto valore di efficacia maggiore ma non sarebbero state quello che dovevano essere. Servillo anche qui dà una prova straordinaria nei panni di uno scrittore dandy e cinico in disarmo da anni, circondato da una pletora di spiumati borghesi e sottoproletari, da donne svaporate e nevrotiche. La Roma che appare è di certo tutta nell'interno di una ricchezza crassa e vigliacca, una Roma da cartolina, con uno splendore bizantino, decadente. Alcune soluzioni, pur in una fotografia più che onorevole, sono scadenti: i fenicotteri rosa al computer sul balcone di Gambardella sono davvero orrendi, come la giraffa alle terme (credo) di Caracalla la si poteva risparmiare. Altre scene invece nel loro essere smaccatamente allegoriche riescono bene; vedi la passeggiata notturna di Servillo-Ferilli con il 'custode della bellezza', quel guardiano delle chiavi che li fa entrare nei più bei palazzi e musei di Roma (veramente riuscito il notturno ai capitolini, la nuda silenziosa bellezza eterna dell'arte). Il finale, poi, è dei più consueti, ma alla fin fine è quello che poteva e doveva essere; il ritorno di Gambardella alle origini della sua giovinezza incontaminata. Un po' fiacco, di comodo, così come la visita alla coppia semplice dalla vita 'bella', di un vedovo che rivela a Gambardella che la moglie da quell'amore giovanile al faro per lui non si è più ripresa; "ma che belle persone che siete" è una frase elementare, che dice tutto, può apparire scontata ma è il giusto commento a quello che Gambardella in quel momento prova. In sintesi: un film barocco, senza rigore e regola, smodato, con eccesso di apparato e magnificenza di arredi (i continui cambi di scena e piani sequenza), ma è una fotografia adeguata di molta parte di questi anni. Barocchi, eccessivi, sregolati, informi, diluiti, fiacchi, scontati; diciamo pure noiosi.

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